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Baldin (M5S): «No a rigurgiti nuclearisti, inaccettabile l’ipotesi Chioggia. Zaia cosa ne pensa?»

today1 Settembre 2022 79

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«Non è una novità che le destre siano affamate di nucleare, e che nei loro piani Chioggia costituisca ben più che un’ipotesi». Commenta così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio Regionale veneto, la “soffiata” che ha fatto il giro della Rete, svelando i piani della coalizione conservatrice: «Già nel 2009 – ricorda la consigliera – l’allora sindaco Romano Tiozzo parlava di “ricadute positive” da nuove centrali, la cui ubicazione rimetteva appunto al governo dello stesso colore politico. In questi giorni stiamo assistendo a un fuoco di fila di opinioni analoghe in quel campo, da Salvini secondo cui “l’Italia non può rinunciare all’energia nucleare” al centro studi di Calenda che aveva fatto presentare una mozione parlamentare in tal senso lo scorso giugno. Per cui non capisco la sorpresa, anche relativa al sito di Chioggia: la scelta nucleare è nei pensieri di tutta la destra, da sempre».

L’esponente del M5S chiude invece la porta a ogni velleità nuclearista: «Non solo perché da sempre siamo il MoVimento delle energie pulite e rinnovabili, del no al fossile inquinante, i fautori delle comunità energetiche che si stanno affermando in tutto il Paese, grazie anche all’impulso del presidente Giuseppe Conte. Ma soprattutto sono state le cittadine e i cittadini di Chioggia, a bocciare il nucleare nel referendum del 2011, con un nettissimo 95%. Questo dimostra ancora una volta che non si possono prendere decisioni così impattanti sopra la testa di chi abita un luogo, e contro la volontà espressa della popolazione». Ogni riferimento al deposito di gpl in Val da Rio, voluto dall’ex ministro Lupi (Noi Moderati) e fermato dall’azione dei 5 Stelle al governo -con il decreto Agosto del 2020- è puramente voluto.

Erika Baldin annuncia pertanto un’interrogazione urgente alla giunta Zaia, volta a conoscere la posizione dell’esecutivo regionale a trazione leghista riguardo l’eventuale ritorno al nucleare -sonoramente bocciato già dal primo referendum del 1987, successivo al disastro di Chernobyl- e all’ipotetica ubicazione di Chioggia, unico sito veneto potenzialmente interessato secondo la mappa diffusa. «Questo anche a tutela delle attività economiche della zona – conclude la consigliera regionale – che solo ora si stanno riprendendo dopo gli effetti della pandemia, e già si ritrovano alle prese con la crisi energetica. Chioggia e Sottomarina sono città turistiche e legate a mestieri naturali come la pesca, una centrale a pochi chilometri sarebbe una mazzata insostenibile anche per la salute».

Scritto da: Redazione

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