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Venezia rende omaggio a Tintoretto. Presentato a Palazzo Ducale il calendario delle iniziative per celebrare i 500 anni dalla nascita dell’artista

today7 Settembre 2018 14

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Per festeggiare i 500 anni dalla nascita di Jacopo Tintoretto, Venezia rende omaggio a uno dei principali protagonisti del Rinascimento italiano con “Tintoretto500”, una sorta di monografia collettiva che coinvolge in modo diffuso l’intera città. Se infatti la Fondazione Musei Civici e le Gallerie dell’Accademia propongono due mostre complementari, l’una “Tintoretto 1519-1594”, dedicata al periodo più fecondo della sua produzione, dalla piena affermazione agli ultimi lavori, e l’altra, “Il giovane Tintoretto”, incentrata sugli anni della formazione, sono stati invece creati appositi itinerari di visita che toccano tutti i luoghi di Venezia che conservano opere dell’autore, offrendo al pubblico la possibilità di ammirarle nei luoghi per i quali sono state concepite.

L’idea di “Tintoretto 500” nasce qualche anno fa e ha potuto vedere la luce grazie ad un importante lavoro di rete tra le istituzioni culturali e religiose della città – in particolar modo le Scuole Grandi di San Rocco e di San Marco e la Curia Patriarcale – fortemente voluto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e grazie a prestigiose collaborazioni internazionali, a iniziare quella con la National Gallery di Washington, dove, il 10 marzo, verrà proposta, per la prima volta negli Stati Uniti, una monografia completa sul pittore veneziano.

La presentazione del progetto è avvenuta questa mattina a Palazzo Ducale, con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente e il direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, Mariacristina Gribaudi e Gabriella Belli, il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Paola Marini, il “Chief of Exhibition” della National Gallery di Washington, Dodge Thompson, il direttore di Save Venice Inc., Melissa Conn, nonché i curatori delle mostre di Palazzo Ducale, Frederick Ilchman e Robert Echols, e delle Gallerie dell’Accademia, Roberta Battaglia e Vittoria Romani.

“L’Amministrazione comunale ha fortemente voluto questa mostra  – ha dichiarato il primo cittadino, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione – perché è lo spirito stesso di Venezia che così si manifesta. La mostra è insita nella città e rappresenta la porta d’entrata per tutte le opere che Tintoretto ha lasciato in palazzi e chiese, che si potranno scoprire attraverso gli appositi itinerari tintorettiani”.

“L’importante risvolto internazionale del progetto, che verrà portato nell’unico museo statale degli Stati Uniti a Washington – ha dichiarato poi il primo cittadino – è per noi motivo di vanto, perché è anche così che l’Italia verrà conosciuta nel mondo. Questa mostra dev’essere dunque un momento di grande rilancio per la città, a dimostrazione della sua grande vitalità”.

Il sindaco ha infine parlato di come è stato possibile arrivare a un tale risultato: “Se in passato mostre così importanti si riuscivano a fare solo grazie alle sponsorizzazioni – ha continuato Brugnaro – oggi possiamo dire che è stato possibile soprattutto perché abbiamo efficientato i musei, valorizzandone l’attività”.

Una sintonia, quella con i Musei Civici, messa in luce anche dalla presidente Gribaudi, che ha ringraziato il sindaco per aver creduto in un’operazione tanto complessa. “Con questo progetto – ha dichiarato Gribaudi – Venezia si è aperta al mondo per far tornare Jacopo Robusti a casa: era un atto dovuto che la città rivolge a questo artista immortale”. “Spettava a Venezia – ha spiegato ulteriormente Gabriella Belli – fare il punto sugli studi sul Tintoretto, segnare l’anno zero, facendo una sintesi degli ultimi 80 anni di ricerca, per focalizzare nel migliore dei modi, anche grazie al supporto della scienza, l’opera di questo poliedrico interprete del Rinascimento veneziano. Tintoretto è davvero Venezia: è dappertutto. Solo la sua città poteva dunque restituirne un’immagine a 360°”.

Paola Marini ha invece ricordato i due contributi fondamentali offerti al progetto dalle Gallerie dell’Accademia, ossia i prestiti a Palazzo Ducale e alla National Gallery di Washington, e la grande possibilità di indagare uno dei periodi più controversi della produzione di Tintoretto, quella giovanile. Nel sottolineare ancora una volta il grado di collaborazione “armoniosa e rispettosa” raggiunto nella realizzare “Tintoretto500”, fino a livello di dettaglio, Marini ha infine annunciato che la mostra all’Accademia è dedicata a Cesare De Michelis: “Che ci ha lasciato nel momento conclusivo del progetto, in cui ha creduto moltissimo”. Editi da Marsilio, infatti, i cataloghi.

Se la mostra “Il Giovane Tintoretto” alle Gallerie dell’Accademia – curata da Roberta Battaglia, Paola Marini e Vittoria Romani – ripercorre il primo decennio di attività di Jacopo Robusti, dal 1538 al 1548, seguendo un ordine cronologico che indaga gli anni della formazione, l’esposizione “Tintoretto” di Palazzo Ducale – a cura di Robert Echols e Friedrick Ilchman, con la direzione scientifica di Gabriella Belli – è centrata sul periodo più fecondo della sua arte, dalla piena affermazione agli ultimi lavori. Alle Gallerie sono esposte circa 60 opere, tra cui 26 dipinti che fanno parte della collezione permanente e di prestiti eccellenti (da Firenze, Roma, Milano, Parigi, Londra, Vienna, Budapest, nonché Washington e Hartford), mentre negli Appartamenti del Doge si possono ammirare 50 dipinti e 20 disegni autografi, provenienti da Londra, Parigi, Gent, Lione, Dresda, Otterlo, Praga, Rotterdam, Madrid ,Vienna, Berlino, Chicago, New York, Philadelphia e Washington, ma anche i cicli realizzati dal Tintoretto a Palazzo Ducale tra il 1564 e il 1592, ammirabili dunque nella collocazione originaria.

Gli itinerari tintorettiani, elaborati dai Servizi educativi della Fondazione Musei Civici, accompagnano poi il pubblico attraverso 30 luoghi, tra cui numerosissime chiese e le Scuole Grandi di San Rocco e di San Marco, in cui sono presenti opere dell’autore. Tra queste, molte sono state restaurate grazie al prezioso contributo di Save Venice Ing., che, solo negli ultimi due anni, ha riportato all’originario splendore 18 tele, oltre alla tomba del Maestro nella Chiesa di Madonna dell’Orto.

Scritto da: Redazione

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