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“L’annuncio che a settembre il governo Meloni promuoverà il decreto di attivazione delle trivelle petrolifere nel mare Adriatico incontra la mia netta contrarietà”. Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto, commenta così “Le parole del ministro Pichetto: le destre vanno avanti imperterrite per la propria strada, nonostante sia stata bocciata dalla storia. Non tengono conto della contrarietà dei sindaci polesani, molti dei quali vestono i loro stessi colori. E nemmeno ascoltano il grido lanciato dai vescovi di Chioggia, Rovigo e Ferrara, tra i pochi ad aver mobilitato gli esperti scientifici per mettere in guardia dal rischio di subsidenza. In occasione dell’imminente dibattito relativo all’assestamento di bilancio, presenterò un ordine del giorno per cercare ancora una volta di far esprimere l’assemblea contro questa evenienza e la volontà del governo centrale di prevaricare i territori. Ricordo che lo scorso 18 aprile la maggioranza aveva bocciato la mia mozione, finalizzata a chiedere alla Giunta regionale di farsi portavoce con il governo della contrarietà al provvedimento. Vi è quindi una complicità veneta nelle decisioni politiche “di filiera”, che dimostra come le destre quando sono all’opposizione affermano una cosa, quando governano praticano il suo contrario. Il riferimento è anche alla campagna referendaria del 2016, quando la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia invitarono a votare per lo stop alle trivellazioni in tutto il territorio nazionale”.
“Peraltro – continua Baldin – si tratta dell’ennesimo caso in cui le parole del presidente Zaia, che aveva dichiarato “pura follia” legittimare i nuovi interventi in mare e aveva impugnato il decreto Sblocca Italia, vengono passate in cavalleria dalla sua stessa maggioranza, la quale preferisce non disturbare il manovratore romano a scapito degli interessi della popolazione che dovrebbe rappresentare. Zaia appare ormai un leader senza più i suoi follower. Dall’amministrazione comunale di Chioggia, pure di centrodestra, mai si è levata una voce ufficiale né una delibera contro la scellerata decisione di trivellare l’Adriatico. Eppure, le prime a pagarne le conseguenze geofisiche sarebbero proprio le città che vi si affacciano, con l’aumento del livello del mare e le conseguenti erosioni”.
“A monte dell’opposizione alle fonti fossili, come gli idrocarburi, sta anche la necessità di investire seriamente nelle fonti rinnovabili. Non mi sfugge la portata dell’emergenza energetica – conclude Baldin – ma osservo come le imprese del Nordest potrebbero risparmiare circa 362 milioni dall’adozione del Power Purchase Agreement, che agevola accordi per la fornitura di energia pulita a prezzi stabili nel tempo. Oltre a ridurre sensibilmente le emissioni di CO2, concausa di tanti eventi meteorologici nefasti dal punto di vista climatico. Quindi il vantaggio per chi smette di distruggere il mare in cerca del gas sarebbe tanto ecologico quanto economico: solo il centrodestra italiano e veneto continuano a non capirlo”.
Written by: Redazione