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L’assessore alla Pesca Daniele Stecco, che lo scorso sabato 12 giugno ha partecipato in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Chioggia alla mobilitazione nazionale a favore della pesca italiana contro una drastica riduzione dell’attività di pesca – manifestazione svoltasi in contemporanea a Venezia, Mazara del Vallo e in altri porti d’Italia – appoggia la proposta di una riforma e di un rilancio generale del settore.
Un’idea da cui ripartire in questo periodo post-pandemia, che coinvolga varie forze politiche, lanciata qualche giorno fa dall’amministratore unico di S.S.T. spa società servizi territoriali e direttore del mercato ittico di Chioggia Emanuele Mazzaro.
«Mai come in questo momento la pesca italiana si trova ad un bivio – commenta l’assessore alla pesca Daniele Stecco – è fondamentale far comprendere all’Europa che il nostro settore non è “il male” e che le soluzioni a problemi complessi non possono essere semplici. È già stato chiesto ai nostri pescatori di ridurre le loro giornate di pesca limitandone a tre, ma a distanza di anni si vuole ridurre ancora lo sforzo portando a due giornate. Ma siamo sicuri che questa strada sia quella giusta? Inviterei i commissari europei a vedere come si lavora a Chioggia. I nostri pescatori hanno imparato a gestire la risorsa ittica nel modo migliore, rispettosa dell’ambiente e della pulizia del mare dai rifiuti e, anche dal punto di vista economico, un eccesso dell’offerta può creare problemi sulla stabilità dei prezzi. Un altro aspetto che si sottovaluta, ma che si dovrebbe studiare a fondo, sono i cambiamenti climatici e la presenza di nuove specie nel nostro mare: questi studi potrebbero portare a soluzioni più innovative ed efficaci rispetto a una mera limitazione delle giornate di pesca.
Detto questo – conclude l’assessore Stecco – sarebbe importante analizzare tutti questi elementi in un momento di discussione aperta, con la presenza a Chioggia dei ministri Patuanelli, Cingolani e Garavaglia, oltre che della Regione. Un’occasione sarebbe proprio quella degli stati generali della pesca, dove potremmo essere uniti e portare la voce dei pescatori italiani, facendo squadra con gli altri paesi del Mediterraneo, per bloccare l’imposizione dell’Europa che porterebbe alla fine di una lunga tradizione della pesca italiana. I pescatori vogliono solo poter lavorare e, se non hanno certezze sul futuro, non possono investire anche per attuare interventi mirati alla tutela ambientale, come nuovi propulsori e attrezzature di pesca meno impattanti».
Scritto da: Redazione