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today2 Marzo 2025 66 1
Un momento di distrazione, la paura di un padre, la corsa contro il tempo per ritrovare un bambino disperso sulla neve. Pietro, cinque anni, si era smarrito nel comprensorio sciistico del Forte Verena, sull’Altopiano di Asiago. Per ore i soccorritori lo hanno cercato, fino a quando la loro voce ha trovato risposta nel silenzio del bosco: “Sono qui!”.
Quando ha sentito che lo stavano chiamando, Pietro ha risposto con prontezza. Aveva lasciato a terra sci e racchette e aveva iniziato a risalire il pendio a piedi. I soccorritori lo hanno visto sbucare tra le gobbe di neve e camminare verso di loro. “Ma gli sci sono giù, vado a prenderli”, ha detto. Ovviamente, non è stato necessario: lo hanno subito coperto con un telo termico, fatto sedere sopra uno zaino e dotato di un caschetto per proteggerlo dal freddo.
La notizia tanto attesa è arrivata via radio alle 18: “Lo abbiamo trovato”. Al campo base, i genitori di Pietro, che avevano vissuto ore di angoscia, hanno finalmente tirato un sospiro di sollievo.
Tutto è iniziato nel pomeriggio, quando Pietro e suo padre avevano preso la seggiovia a sei posti per il Forte Verena. Dopo qualche discesa, verso le 15, si erano fermati nei pressi dell’arrivo della seggiovia Civello. Il papà si è distratto solo per un attimo e, quando ha rialzato lo sguardo, Pietro non c’era più.
I primi controlli sulle piste e lungo le strade di collegamento non hanno dato esito. Poco dopo le 16.30, tre istruttori del Soccorso Alpino della Delegazione Prealpi Venete, che si trovavano nei dintorni per un corso, hanno sentito gli appelli trasmessi dagli altoparlanti e si sono subito uniti alle ricerche. Contemporaneamente, tramite il Suem 118, è stato attivato il Soccorso Alpino di Asiago.
Al campo base, allestito presso la sede dei maestri di sci, si è organizzata la ricerca con squadre in motoslitta e con gli sci, mentre altri volontari si muovevano a piedi.
Tra i primi a notare un dettaglio fondamentale, due istruttori del Soccorso Alpino che, insieme a due scialpinisti di Valdagno, hanno individuato una traccia che entrava nel bosco. Sembrava il segno lasciato da piccoli sci. Seguendola, hanno trovato anche impronte di scarponcini da bambino.
Hanno continuato a scendere, superando la mulattiera del Baito Spelonca, inoltrandosi sempre più nel bosco. Pietro, inconsapevole della distanza percorsa, aveva camminato e sciato per tre chilometri. Poi, finalmente, la risposta tanto attesa: “Sono qui!”.
I soccorritori lo hanno tranquillizzato con qualche battuta, lo hanno aiutato a riposarsi e poi, per riportarlo al sicuro, uno di loro lo ha preso in spalla fino alla mulattiera più vicina.
Lì sono subito arrivate le motoslitte: sulla prima, la dottoressa del Soccorso Alpino di Asiago; sulla seconda, una slitta con barella; sulla terza, i Carabinieri. Pietro è stato affidato alla dottoressa e trasportato al campo base, dove lo attendeva il più dolce degli abbracci: quello dei suoi genitori. Ad attenderlo, anche gli applausi di tutti coloro che avevano partecipato alle ricerche.
L’episodio, per fortuna a lieto fine, è un importante promemoria su quanto sia facile perdersi in montagna, anche in un contesto apparentemente sicuro come una stazione sciistica. L’intervento rapido, il coordinamento tra i soccorritori e la prontezza del piccolo Pietro hanno evitato il peggio, trasformando un momento di grande paura in una storia di speranza e di salvataggio perfettamente riuscito.
Written by: Redazione